Il mondo dell’Erboristeria: accenni di storia

Il mondo dell’Erboristeria: accenni di storia

Quando parliamo di erbe ed erboristeria, non tutti conoscono la stretta relazione fra erbe, uomini e medicina. Prima di affrontare qualsiasi argomento, spero possa interessare una breve introduzione sulla storia del mondo erboristico.

La parola “erboristeria” prende origine dal termine latino “herbula”, ed intende la pratica di raccolta di piante spontanee o coltivate, utilizzate in medicina, in profumeria, liquoreria e nelle industrie alimentari.

L’utilizzo delle erbe per ricavarne sostanze curative, fa parte della storia dell’uomo: in villaggi palafitticoli risalenti al periodo neolitico sono stati ritrovati contenitori con parti di piante officinali evidentemente utilizzate a scopo terapeutico. Un tempo la medicina era intimamente legata alla ritualità e alla magia; e il concetto di piante e medicina viene ripreso anche nei racconti mitologici greci e romani. Apollo era esperto conoscitore delle erbe medicamentose, con il potere di guarire, ma anche di scatenare epidemie; il centauro Chirone insegnava l’arte dell’erboristeria, e Achille fu un suo allievo.

Ancora oggi l’Achillea (da Achille) e la Centaurea (da centauro) sono i nomi di due piante largamente utilizzate nella pratica erboristica. Un altro importante allievo di Chirone fu Asclepio (Esculapio), figlio di Apollo, il cui bastone con un serpente attorcigliato, è ancora il simbolo della moderna medicina. Nella mitologia antica le erbe medicinali erano largamente utilizzate da dèi, ninfe ed eroi.
Ma la fantasia non è che uno specchio della realtà: Ippocrate diviene, grazie ai suoi studi, il padre della medicina moderna. Nei suoi libri si trovano numerose ricette erboristiche curative.

Nella Roma antica Plinio il Vecchio, descrive circa un migliaio di piante medicinali con le loro azioni farmacologiche. All’epoca, naturalmente, non esistevano i mezzi analitici per accertare le sue affermazioni, ma a distanza di quasi 2000 anni possiamo confermare che le intuizioni dei medici antichi erano corrette.

Galeno

Un altro trattato farmacologico, con conoscenze botaniche molto avanzate per l’epoca, è il De materia medica di Dioscoride (1° secolo d.C.), che ha costituito per lungo tempo il punto di riferimento di erboristi e farmacologi. Il più esperto medico erborista del mondo classico fu Galeno, il cui nome è legato all’arte della preparazione dei farmaci da parte dello speziale (oggi il farmacista).
Nel corso dei secoli a venire gli studi sulle piante e il concetto di medicina si evolvono grazie alle epidemie e alle importanti scoperte di nuove terre e, quindi, nuove piante e nuove culture.

Nel Medioevo lo studio della medicina si sviluppa nei conventi e presso le corti più illuminate. La più importante è stata la Scuola Salernitana, la prima istituzione medica d’Europa, con il proposito di mettere a confronto la cultura dei classici, come quella di Galeno, con la realtà obiettiva derivata dalla verifica sperimentale. Questa scuola, vera antesignana della moderna Università, era aperta a diverse culture e consentiva di praticare la medicina anche alle donne.

Nel Rinascimento, periodo di risveglio nelle arti e nelle scienze, compaiono i primi erbari con immagini che illustrano, facilitandone la ricerca, i diversi tipi di piante. Agli inizi del 1500 Paracelso, fondatore della chimica farmaceutica, chiarì alcuni aspetti della scienza, ma non sdegnò la magia e la negromanzia.

Paracelso

Tra le sue teorie vi è quella della “segnatura”, secondo cui osservando la forma esterna delle piante medicinali, è possibile intuirne le proprietà terapeutiche, perché esse sono state ‘segnate’ dalla natura in modo da poter essere riconosciute e utilizzate dagli uomini.

Linneo

In quest’epoca vennero istituiti i primi orti botanici tra cui risalta quello creato nel 1545 presso l’Università di Padova, il più grande al mondo ancora situato nella sua collocazione originaria.
Nel Settecento monasteri e ordini religiosi detenevano le esclusive di molti farmaci vegetali: la melissa per i Carmelitani, la china per i Gesuiti, mentre i Benedettini si erano specializzati in collutori e dentifrici a base di erbe. Questo secolo è noto anche per la nascita delle pillole composte di materiale vegetale. La grande rivoluzione della botanica arriverà nel 1800 quando il medico svedese Carlo Linneo ordinò e classificò i vegetali (e gli animali) attraverso i loro organi riproduttivi, introducendo la nomenclatura binomia, utilizzata ancor oggi, composta dal nome del genere e della specie.

Successivamente l’avvento della chimica portò ad isolare i singoli principi attivi delle piante, come il chinino dalla China (principale cura della malaria), ottenendo effetti più costanti, sicuri e intensi. Contemporaneamente, la chimica sintetica sperimentò la produzione di nuovi farmaci, molto spesso utilizzando a modello quelli naturali, come la sintesi dell’acido acetilsalicilico, meglio noto come aspirina nel 1897.
Iniziò così un lento processo di abbandono dei rimedi erboristici: il numero delle varietà vegetali presenti nella Farmacopea ufficiale si andò assottigliando fino a raggiungere il minimo storico nel 1972.
Negli ultimi 20-30 anni vi è stata una riscoperta dei rimedi erboristici associata ad una diminuzione dell’assunzione di farmaci.